Il film di Tom Hooper “The danish girl” prende ispirazione dalla biografia di Einar Wegener ovvero il primo uomo a sottoporsi all’operazione per il cambio sesso nella storia. Il lungometraggio è ambientato nel 1926 quando essere transgender voleva dire soffrire di disturbo di personalità.
Il film, ambientato in Danimarca nei primi anni ’20 dello scorso secolo, racconta la trasformazione da uomo a donna del pittore Einar Wegener. Il protagonista, interpretato egregiamente da Eddie Redmayne, è un pittore paesaggista spostato con Gerda con cui conduce uno stile di vita bohémien e condivide l’amore per la pittura. La coppia è apparentemente legata, nutre grande complicità, felicità e affetto. La complicità tra partner, la grande intuizione della moglie Gerda e il gioco erotico messo in atto riescono a far emergere in Einar un latente bisogno di atteggiarsi e vestirsi come una donna. Einar grazie a questo gioco scopre una nuova parte di sé stesso che con coraggio non nasconderà più, un mondo fatto di atteggiamenti e abiti femminili. La consapevolezza nel protagonista di avere un’identità femminile cresce durate tutto il film e con questo cresce anche l’angoscia provocata dal sentirsi costretto in un corpo maschile che ormai non gli appartiene più.
La parte iniziale del film è composta da una grande sofferenza e la divisione di Einar tra la sua vita di uomo e quella di donna, Lilly. Questa trasformazione naturalmente porta alla conseguenza del distaccamento dei coniugi, Gerda vede il proprio marito scomparire man mano che lui si allontana da lei. Nel pittore è sempre più forte la volontà di vivere sempre e solo come Lilly che passo dopo passo è sempre più presente e attiva nella sua vita. Per cercare di salvare il matrimonio e capire quale sia il problema di Einar i coniugi si rivolgono a diversi luminari. L’unica soluzione trovata dagli esperti è la schizofrenia e quindi Einar rischia l’internamento. Ricordate che la transessualità per anni è stata riconosciuta come una patologia.
Transessualità
Il film tratta di una realtà non totalmente conosciuta e riconosciuta tutt’oggi; ancora oggi chi è transessuale viene etichettato come travestito o omosessuale.
La natura umana dispone di un’infinita tavolozza di colori. Non si può utilizzare uno schema così rigido per “classificare” una cosa come la complessità di una vita umana.
Essere se stessi è faticoso
Il lungometraggio tratta la lotta e le difficoltà per essere ciò che si sente e si vuole essere. Una storia tanto particolare quanto generalizzabile; ognuno di noi fatica a trovare il coraggio di essere ciò che è senza temere il giudizio altrui. Il pittore è costretto a rinunciare a una parte di sé stesso per far emergere la parte vera della propria persona.
Le sue scelte e la sua trasformazione inevitabilmente feriscono Gerda che nonostante tutto lo sostiene delle decisioni e lo ama profondamente. Il bisogno del pittore di avere una vita nuova e un corpo nuovo crescono man mamo che Lilly cresce ed è in questo momento che i coniugi vivono i primo vero momento di crisi di identità.
Einar Wegener: da uomo a donna
Una storia di coraggio e amore puro. Il film ha la capacità di entrare nello spettatore con drammaticità ma anche con delicatezza. Il lungometraggio parla impeccabilmente della ricerca della verità personale e del conseguente dolore che provoca.
Abbandonare delle parti di noi stessi che oramai non ci appartengono più provoca inevitabilmente dolore e solitudine ma è l’unico modi in cui si può vivere la propria vita con verità e pienezza.